Questo articolo vuole evidenziare gli elementi funzionali alla composizione di una immagine come parte di una struttura integrante.
Spesso ci capita di sentir parlare di buona o cattiva composizione, ma il modo di come un’immagine è strutturata è molto soggettivo e apre ad interpretazioni originali.
Di solito queste valutazioni riguardano se quella composizione funziona o meno all’interno di un certo formato.
Era opinione comune che il formato rettangolare, come il rapporto 2:3 nelle camere 35mm, facilitava la costruzione di composizioni più interessanti rispetto al formato quadrato (tipico delle fotocamere biottiche a fotogramma 6×6).
Questa critica era avvalorata dal fatto che vi erano pochi fotografi che usavano questo formato.
Sicuramente è più difficile comporre una foto in formato quadrato, ma vi sono stati fotografi nella storia della fotografia, che si sono sentiti a loro agio con questo formato, come Bill Brandt le cui composizioni sono semplicemente magnifiche. Oggi con l’avvento di Instagram abbiamo un buon esempio del valore di questo formato i cui 15 milioni di utenti condividono immagini solo di formato quadrato.
Molte forme compositive possono essere categorizzate sotto una varietà di forme geometriche: simmetriche, asimmetriche, curve ad “S”, triangolari e variazioni di queste.
Un classico strumento di aiuto per la composizione è la “Sezione Aurea” o “Regola dei Terzi”, il cui significato può essere legato al mondo della matematica attraverso i numeri di Fibonacci.
Questi numeri e la loro relazione geometrica risultante possono essere trovati in tutta una serie di esempi grafici, dalle spirali dei fiori in natura, ai disegni classici fino alla scultura.
Gli studenti che intendono approfondire le tecniche compositive non possono non includere nel loro piano di studio la teoria “Gestalt” che fu sviluppata nella prima parte del XX secolo.
Questa tecnica abbraccia una serie di principi come il contrasto simultaneo, che spiega il cambiamento di percezione che un colore può avere se accostato ad altri colori.
Molti di questi principi sono familiari alla maggior parte dei fotografi professionisti, tuttavia siamo più preparati a dire se una fotografia funziona da un punto di vista estetico, che spiegare quali elementi concorrono e influenzano la composizione e la sua struttura interna.
Fondamentalmente quando catturiamo un’immagine stiamo trasferendo una scena tridimensionale in uno spazio bidimensionale e spesso dal colore al bianco e nero.
Sotto questo aspetto la fotografia ha similarità con l’atto del disegno e del dipingere e tuttavia ci capita spesso di catturare immagini così velocemente che non prestiamo molta attenzione all’inquadratura del soggetto.
Se sei un seguace della scuola di Cartier Bresson, il primo posto per la composizione di una fotografia, è l’inquadratura in camera.
Oggi le ottiche con variatore di focale (zoom) aiutano molto la composizione delle immagini all’interno del mirino della fotocamera.
In alcuni casi si ottengono risultati efficaci, ma è un modo “pigro” di lavorare che non permette al fotografo di sfruttare appieno il controllo della prospettiva (distanza della fotocamera dal soggetto).
Coloro che intendono approfondire l’arte della composizione in fotografia, possono trovare beneficio sforzandosi di fotografare con un’ottica standard, (come il 50mm) su una camera 35mm.
Si ha così l’opportunità di valorizzare la prospettiva e concentrarsi maggiormente sulle variabili della distanza e dell’angolo di orientamento della camera.
Spesso adopero uno speciale mirino a telemetro che mi permette di vedere le immagini capovolte e invertite lateralmente.
E’ un ottimo strumento per controllare la composizione di una scena e migliorare l’inquadratura.
I fotografi che usavano il banco ottico avevano l’opportunità di vedere sul vetro smerigliato la scena capovolta e invertita da sinistra a destra, la confrontavano con quella che vedevano a occhio nudo, e così individuavano quali elementi compositivi correggere.
La possibilità di confrontare inquadrature della scena, permette di essere più oggettivi in termini di struttura e composizione dell’immagine.
E’ sufficiente guardare alcune immagini della Storia della Fotografia realizzate da fotografi come Eugène Atget e Frank Meadow Sutcliffe.
Talvolta monto sulla mia camera un mirino Leitz Vidon dove solitamente viene inserito il flash. E’ un accessorio prodotto dalla Leica e non più in produzione, ma che è ancora possibile procurarselo su eBay o nei mercatini di fotoantiquariato.
Devo convenire che fotografare soggetti in movimento, con un mirino a telemetro Leitz Vidon, non è di grande utilità, perché non hai tempo di confrontare la scena, ma con soggetti relativamente statici, come la fotografia in studio, still life, fotografia di moda e fotografia pubblicitaria, può tornare molto utile.
La composizione implica il modo nel quale le linee, toni, colori, e forme, costruiscono l’immagine al suo interno.
Questi elementi connotano ciò che rappresentano e entrano in relazione tra loro per creare una struttura.
L’elaborazione di una struttura all’interno di un’immagine può essere il risultato di un’intuizione improvvisa o di un’idea meditata.
Qualunque siano le modalità di elaborazione, resta una delle più importanti funzioni nella creazione delle immagini, quindi diamogli il giusto rispetto.
© Roberto Lavini